mercoledì 8 febbraio 2012

El Nino Southern Oscillation - ENSO

Negli anni '20, i meteorologi sudamericani stimavano e valutavano gli effetti di quell'anomano vento natalizio che avevano chiamato"El Niño" (il bambino), limitando la loro analisi alle zone più colpite. Il nome, in realtà, pare sia stato inventato da pescatori peruviani che ogni anno intorno a Natale sperimentavano queste correnti calde. Cinquanta anni più tardi, El Niño non era più solo un vento anomalo, ma era El Niño combinato con le oscillazioni meridionali (Southern Oscillation) che correlavano periodi siccitosi in Australia ed Indonesia a piogge torrenziali in America del Sud. Jacob Bjerknes, meteorologo norvegese, alla fine degli anni '60 coniò il termine ENSO (En Niño Southern Oscillation). 




Nella figura soprastante: El Niño - cioè il riscaldamento a intervalli più o meno regolari delle acque del Pacifico tropicale - ha delle conseguenze di portata mondiale sul clima. L'immagine mostra il riscaldamento avvenuto dell'evento secolare dell'El Niño 1997/1998.
Fonte dei dati: Integrated Global Ocean Services System, IGOSS.  Tratto da Meteo Svizzera


La descrizione successiva è tratta da: http://www.nautica.it/meteo/docs/elnino.htm

    Nell'area del Pacifico centro meridionale, in situazione normale, la direzione dei venti a bassa quota e delle correnti marine da esso generate va da est verso ovest; ossia dalle coste cilene verso quelle indonesiane ed australiane.
    L'accumulo di acqua «calda» (la differenza di temperatura tra l'acqua della costa ovest e quella della costa est è di circa 8 gradi centigradi) lungo le coste della sponda ovest del Pacifico meridionale condiziona fortemente il clima locale, riscaldando l'atmosfera, e crea le condizioni necessarie perché possa piovere regolarmente.
    Inoltre, l'effetto del vento sulla massa d'acqua è tale da generare un vero e proprio dislivello della superficie marina che è più alta lungo le coste occidentali rispetto a quelle orientali di circa mezzo metro.
    La massa d'aria superficiale ultimato il tragitto da est verso ovest, quando si trova sopra le coste occidentali del Pacifico, sale in quota e ritorna verso le coste orientali chiudendo il circuito. Ad intervalli irregolari, e per cause che nonostante gli sforzi degli scienziati non sono ancora ben note, i venti a bassa quota diminuiscono d'intensità fino quasi ad annullarsi.
     Tale situazione di stanca dei venti crea una serie di effetti strettamente collegati l'uno agli altri: l'acqua calda accumulata lungo le coste occidentali del Pacifico meridionale rifluisce verso oriente; l'acqua che si trova lungo le coste cilene non venendo più trascinata verso occidente non consente alle acque profonde di risalire in superficie; la massa di aria umida che si trova normalmente al di sopra delle coste occidentali dell'Atlantico si sposta verso il centro dell'Atlantico; la circolazione del vento in quota ed al suolo si modifica radicalmente.
      Un osservatore che si trovi lungo le coste pacifiche del Sud America, è sottoposto solo al secondo degli effetti sopra elencati, ed è in grado di notare solo l'innalzamento della temperatura dell'acqua. È a questo anomalo riscaldamento del mare in quella zona che i gli abitanti locali hanno dato il nome di El Niño.
    In sostanza quindi El Niño non è una causa ma bensì uno degli effetti della stanca dei venti che normalmente soffiano sul Pacifico meridionale. Il fenomeno dell'El Niño è normalmente seguito da quello chiamato La Niña, caratterizzato da un notevole abbassamento dalla temperatura superficiale dell'acqua dell'oceano.
     Preso singolarmente El Niño provoca l'unico effetto, comunque grave, di annullare l'apporto di acqua fredda e ricca di nutrimento dalle profondità marine. Il mancato apporto di sostanze nutritive provoca co-me ricaduta la moria di gran parte del pesce nell'area rivierasca cilena, con gravissimi danni all'economia nazionale.
     Ma sono gli altri cambiamenti nella circolazione della massa d'aria ad avere le ricadute maggiori. Il mancato apporto di aria umida sulle coste occidentali dell'oceano Pacifico meridionale rende il clima di quelle aree estremamente secco, favorendo i grossi incendi, come recentemente accaduto in Australia e in Indonesia. Inoltre, gli squilibri nella circolazione generale dell'aria su scala globale si ripercuotono anche a distanza notevole dall'area del pacifico (fig. 3). In concomitanza con El Niño e La Niña nella regione Nord Americana e nell'area asiatica soggetta ai monsoni si verifica un notevole incremento nelle precipitazioni, di intensità tale da creare danni, inondazioni e distruzioni, mentre lungo le coste meridionali africane si verifica una forte carenza delle stesse, con la conseguente siccità che danneggia le colture di mais, principale fonte economica dell'area.
      El Niño si verifica ad intervalli variabili tra i 3 e i 5 anni e dai dati statistici risulta che gli effetti più marcati sul clima mondiale, e di conseguenza i più devastanti per l'economia mondiale, si sono registrati nel 1982-1983, quando ci fu un fenomeno definito dagli studiosi «El Niño del secolo» che ha causato danni all'economia mondiale per circa 8 miliardi di dollari.
     I ricercatori di oceanografia e meteorologia sono allo studio per determinare con maggior precisione sia le cause che gli effetti di questi fenomeni e, inoltre, per individuare il modo di prevedere con sufficiente anticipo questo evento. Proprio a questo scopo, lungo la costa sud americana ed in particolari aree del Pacifico, sono state posizionate alcune boe oceanografiche automatiche. Queste misurano con continuità la temperatura dell'acqua e inviano via radio o satellite i dati raccolti alle stazioni di controllo a terra dove essi vengono analizzati dagli specialisti.


Effetti del Niño in Europa: variano a seconda della stagione considerata e dell'intensità con cui si presentano il Niño e la Niña. Le correlazioni più evidenti compaiono nella stagione autunnale, allorquando la presenza del Niño provoca un aumento di piovosità sull'Europa occidentale ed una diminuzione della stessa sull'Europa orientale. Trascurabili gli effetti sull'inverno europeo prodotti da un Niño neutro o debole. Un forte Niño sembra essere invece correlato con inverni caldi e piuttosto asciutti sul Mediterraneo.  Nella stagione primaverile l'influenza del Niño appare più blanda, anche se sembra che un Niño intenso favorisca precipitazioni sull'Europa Centrale, mentre le inibisca nell'Europa Occidentale. Per altra considerazioni, vedere il già citato articolo che si può trovare all'url: http://forum.meteonetwork.it/showthread.php?t=56080 ad opera di MeteoNetwork.


La pagina del CPC dedicata all'indice ENSO la si può trovare cliccando qui.
I valori attuali e storici collegati al Niño si possono trovare cliccando qui. Valori in rosso, positivi, denotano un forte Niño (vedi 1982-83), valori in blù, negativi una Niña.

Altra pagina sul Niño la puoi trovare qui.

  

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