lunedì 30 gennaio 2012

Clima tra diluvi e caldo record (Niño-Niña)

Intervista a Mario Giuliacci meteorologo del Centro Epson meteo. Da un articolo di Panorama



Non le pare che l'Europa, almeno nella fascia temperata, stia andando verso una specie di "tropicalizzazione" ?
Il clima tropicale normalmente è una successione di grandi piogge seguite da siccità in sequenze temporali ben definite. Questo non sta avvenendo nei climi temperati, dove al più si può parlare di estremizzazione dei fenomeni meteorologici. In altri termini: dove ogni tanto si formavano trombe d'aria, cicloni, uragani, grandi caldi e grandi freddi ora si assiste a un'intensificazione e potenziamento dei fenomeni stessi, sempre più frequenti e violenti. In Italia, per esempio, piove meno, anche se il numero e l'energia dei temporali sono aumentati. Dal '50 al '76, cioè in 26 anni, ci sono state 60 alluvioni. Dal '76 al '93, in 18 anni, altrettante. Un aumento quasi del 50 per cento. E fenomeni analoghi sono in corso in tutto il mondo.


Qual è il ruolo del Niño in tutto ciò?
Sull'oceano Pacifico, poco sotto l'Equatore, c'è l'anticiclone del Pacifico meridionale, l'equivalente dell'anticiclone delle Azzorre, che dà stabilità al tempo. Dalle coste del Sud America a quelle dell'Australia soffiano gli alisei, venti costanti che trasportano acque superficiali verso l'Australia, creando un dislivello di 40 centimetri, che viene riempito pompando dalle profondità marine al largo del Sud America acqua più fredda ricca di plancton, il che spiega la pescosità di quei mari. Quando questo meccanismo si blocca, compare il Niño: sparisce l'anticiclone del Pacifico, gli alisei perdono forza o invertono direzione e cessa la risalita di acque fredde profonde. Il mare si surriscalda e sul Sud America cominciano piogge torrenziali. Non ci sono più pesci. Il Niño può durare anche un paio d'anni, e talvolta quando finisce compare la Niña.


Cioè ?
Cioè esattamente l'opposto: l'anticiclone del Pacifico si insedia stabilmente, gli alisei rinforzano, aumenta il trasporto di acque superficiali verso l'Australia, masse d'acqua più grandi e ricche di plancton risalgono dal fondo del mare. Per i pescatori è finita la vita grama. Con la Niña, insomma, si esalta in qualche modo la normalità del Pacifico.


In che misura Niño e Niña possono influire sul clima del resto del mondo ?
Non v'è dubbio che possano influenzare il clima anche in Europa. L'area di influenza del Niño e della Niña non è solo quella fra Sud America e Australia ma si diffonde fino all'Indonesia e all'oceano Indiano, ed è compresa in una fascia che si estende fra i 30-40 gradi di latitudine nord e sud rispetto all'Equatore. A misurarla si scopre che rappresenta circa un sesto della superficie complessiva del pianeta. Se in un appartamento di sei stanze con porte aperte se ne scalda (o raffredda) una sola, è credibile che le altre non subiscano alcun effetto? È pensabile che la temperatura della sesta stanza, la più lontana, non subisca alcuna modificazione ?


È possibile prevedere gli effetti di Niño e Niña anche in Europa ?
Se per l'Oceania e le altre aree vicine all'epicentro del fenomeno si può dire quando e dove colpirà, per l'Europa è impossibile. Non si può escludere che questo caldo eccezionale, almeno per il 90 per cento conseguenza del riscaldamento globale del pianeta, cioè dell'effetto serra, sia stato innescato anche dal Niño. Ma non si può neppure affermarlo con certezza: anche in meteorologia vale la storia della famosa farfalla che sbattendo le ali nel golfo del Tonchino causò un uragano a New York.


Sarebbe a dire ?
Sarebbe a dire che il Niño in scala planetaria è abbastanza piccola cosa, ma in meteorologia spesso piccole cause possono avere grandi effetti. La Luna, per esempio, pur con il suo piccolo effetto sulle cose della Terra, può influenzare la formazione di pioggia (lo dice una ricerca del 1987 di Cnr ed Enel pubblicata sul Bollettino dell'Associazione geofisica italiana). La classica goccia che può traboccare il vaso.


E ora che succederà ?
In genere a ogni Niño intenso segue una Niña. Nell'82 ci fu un Niño molto forte seguito da un'altrettanto forte Niña. Mediamente il Niño fa salire le temperature di 4-5 gradi, la Niña le fa scendere di 2-3. Dove c'è siccità, ce ne sarà di più dove piove, pioverà di più. La successione di questi fenomeni è più o meno come il moto di un pendolo, che tende, sì, a una posizione di riposo, ma la raggiunge dopo molte oscillazioni.


Il Niño c'è sempre stato,come dimostrano racconti di viaggiatori spagnoli di qualche secolo fa.Come mai ora è diventato così violento?C'è qualche rapporto con l'effetto serra ?
Certamente c'è un rapporto di autoesaltazione. Perché si abbia un'estate calda occorrono certe condizioni. L'effetto serra ha creato la probabilità di avere un'estate calda. Il Niño potrebbe aver aggiunto quel quid in più perché l'estate calda si manifesti. Ogni volta che c'è stato un evento forte del Niño ('82-'83,'87-'88,'92-'94) in Italia, verso la fine ci sono state grandi ondate di calore.


E le eruzioni vulcaniche possono modificare il clima ?
Hanno alcuni effetti, certo, ma che si possono osservare solo dopo un certo periodo, e durano per tempi relativamente brevi. Anche gli incendi hanno effetti temporanei, perché le ceneri finiscono nella troposfera, che è uno strato abbastanza basso, e non nella stratosfera.


Quali conseguenze avrà la Niña ?
Verso l'autunno, nel Pacifico equatoriale la temperatura del mare potrebbe scendere di un paio di gradi. Vi sarà uno stravolgimento della piovosità, che a seconda delle zone presenterà anomalie climatiche di segno opposto a quelle del Niño. Le piogge, insomma, diventeranno eccezionalmente violente là dove il Niño ha portato siccità, e scompariranno in quelle aree dove sono state torrenziali. Questo sconquasso climatico in un'area vasta del pianeta non potrà non avere ripercussioni in regioni distanti.


E sull'Europa ?
La Niña, per fortuna, ha effetti meno disastrosi del fratello maggiore. In base all'esame delle caratteristiche comuni a 18 casi di Niña verificatisi in questo secolo, gli ultimi dei quali negli anni 1988 e 1995, si può dire che ci saranno temperature più basse della norma, tra febbraio e marzo prossimi, su Francia, Gran Bretagna e Italia settentrionale. Inoltre, in base ai risultati di uno studio compiuto dal climatologo Michele Conte, una delle principali conseguenze della Niña dovrebbe essere una forte siccità invernale nell'area mediterranea.

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